Si complica la vicenda della vendita delle frequenze 5G da Tiscali a Fastweb
A volte si incontrano matrimoni davvero strani, come in questo caso tra Vodafone e Iliad. Fino a ieri acerrimi nemici e, da qualche giorno, uniti insieme contro Tiscali e Fastweb con un ricorso urgente presentato al Tar, il Tribunale Amministrativo. Ma perché? Cerchiamo di far luce su una vicenda stranissima.
Come è noto da tempo, la compagnia sarda Tiscali, un tempo lustro della new-economy, versa in una pessima situazione finanziaria, quasi sull’orlo del fallimento. Il 30 luglio scorso, Fastweb ha acquisito da Tiscali la licenza 5G detenuta da Aria (controllata di Tiscali) per 40 Mhz nella banda 3.5 Ghz per 150 milioni di euro. Fatto di per sé stranissimo, vendere le proprie uova d’oro alla concorrenza ad un prezzo irrisorio.
Infatti, è proprio questa cifra, la causa del malessere tra i principali operatori telefonici. Perché? Perché questi hanno partecipato ad aste pubbliche sborsando miliardi di euro per accaparrarsi porzioni di frequenze 5G e Fastweb si compra quelle di Tiscali senza alcuna asta pubblica. Mica noccioline, gli altri operatori hanno investito in tutto 6,5 miliardi di euro per aggiudicarsi le licenze 5G messe all’asta dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE).
Ma non ci sono solo i ricorsi al Tar, perché il terremoto è stato tale che sono arrivate segnalazioni anche all’Antitrust, al Mef per un possibile danno erariale e all’attenzione del Parlamento, con un’interrogazione parlamentare di 18 senatori.
In origine le frequenze in banda 3.5 GHz, che possono essere usate per il 5G, erano state assegnate a Linkem, Mandarin, Go Internet e Aria (Tiscali) nell’asta Wimax del 2008, con licenze che dovevano scadere nel 2023 e sono state invece prorogate al 2029 (senza passare da un’asta). In mezzo ci si è messa Fastweb con l’acquisizione, creando tutta questa confusione. Vedremo gli svliluppi della vicenda.